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domenica 16 aprile 2017

I grassi saturi riducono la sensibilità all'insulina

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Nella foto il frutto del pericoloso Olio di Palma.

Il sovrappeso, l'obesità, il diabete tipo 2 ed i problemi cardiovascolari sono patologie che si attribuiscono principalmente all'ingestione di grassi saturi adducendo che il suo eccesso riduce la sensibilità all'insulina e porta ad avere il fegato grasso. Può bene, secondo una squadra di investigazione unita al Deutsche Diabete-Zentrum (DDZ), ed il Helmholtz Zentrum München (HMGU) - ambedue in Germania - l'olio di palma lo fa perfino con molta maggiore rapidità anche ingerendo una quantità moderata. Grave problema, perché oggi l'olio di palma è presente in numerosi prodotti: gelati, margarine, budini, pizze, zuppe, paste, creme, coperture, pasticceria, snacks, torte, biscotti, chips, aperitivi, precotti...
 Il lavoro si è pubblicato in Journal of Clinical Investigation e quello che si fece fu dare semplicemente ad uomini sani e magri una bibita che conteneva la quantità di olio di palma che normalmente hanno un paio di hamburger, una razione di patate fritte in quell'olio o due pizze, è bastato questo affinché le analisi fossero simili a quelle di persone con diabete tipo 2 o steatosi epatica non alcolica! 
Intervista al Pr Michael Roden e al Pr Harold Lebovitz
A Michael Roden, uno degli autori del lavoro, sorprese che bastasse una sola presa piccola di olio di palma affinché una persona sana si vedesse tanto rapidamente influenzato e si liberasse "resistenza" all'insulina, ma lo constatarono stimando l'immagazzinamento di grasso nel fegato mediante spettroscopia di risonanza magnetica. 
Ed è che l'olio di palma ha da un 40%  ad un 48%  di acidi grassi saturi - principalmente palmitico -, di un 37%  ad un 46%  di acidi grassi monoinsaturi - principalmente oleico - ed un 10%  di acidi grassi polinsaturi. Provato dunque, non ingerire né quell'olio né i prodotti che lo portano. 
Fonte: Medic Bunker La Verità.
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