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lunedì 22 settembre 2025

Un'analisi della gestione delle sanzioni sui non vaccinati: il caso Italia

analisi gestione delle sanzioni ai non vaccinati nel mondo
Un'analisi della gestione delle sanzioni sui non vaccinati: il caso Italia


Di Corrado Cianchino PhD

Guardando la mappa, balza subito agli occhi un dato inquietante: l’Italia è stata tra i pochissimi paesi al mondo a introdurre multe contro i non vaccinati. Un piccolo punto rosso che diventa un’enorme questione di democrazia, di diritti e di libertà civili. Perché proprio qui?

Dalla legge Lorenzin al Covid: un laboratorio sociale

Il terreno era stato preparato già con la legge Lorenzin del 2017, che aveva reso obbligatorie dieci vaccinazioni per i bambini, pena l’esclusione dagli asili e pesanti sanzioni economiche per i genitori. Una misura che, per la prima volta, trasformava il tema sanitario in un campo di battaglia politico e sociale.

Con l’arrivo del Covid, questo modello punitivo si è amplificato. L’Italia ha imposto non solo l’obbligo vaccinale per determinate categorie lavorative, ma anche multe dirette per chi rifiutava il vaccino, fino a colpire gli over 50, minacciati da sanzioni di 100 euro.

Un gesto simbolico? Forse. Ma dal forte impatto psicologico: segnare a fuoco una parte della popolazione come “colpevole” e, di conseguenza, punibile.

Un esperimento di ingegneria sociale?

Qui nasce la domanda più scomoda: si è trattato davvero solo di salute pubblica o piuttosto di un esperimento di ingegneria sociale?

  • Perché l’Italia è stata scelta come apripista di queste misure estreme?

  • Chi ha deciso di trasformare i cittadini in cavie di un sistema di controllo sociale basato sulla paura e sulla punizione?

  • Se altri paesi hanno scelto la persuasione, perché in Italia si è preferita la coercizione?

Non si può ignorare il ruolo di una comunicazione politica martellante, che ha diviso il paese tra “buoni” e “cattivi”, vaccinati e non vaccinati. Una strategia che ha creato conflitto sociale, isolamento e stigmatizzazione.

Le conseguenze ancora oggi

Questa scelta ha lasciato una ferita aperta. Migliaia di persone si sono viste recapitare multe e cartelle esattoriali, spesso ancora in discussione. Altre hanno perso il lavoro o sono state sospese. L’immagine internazionale dell’Italia, intanto, è rimasta segnata: il solo paese in rosso sulla mappa, simbolo di un approccio punitivo unico al mondo.

Il quesito rimane: era davvero necessaria questa stretta? Oppure siamo stati teatro di un esperimento per misurare quanto i cittadini siano disposti a obbedire, persino quando si tratta di decisioni che toccano la sfera più intima della salute e della libertà personale?

Se fuori, come suggeriscono molti, non c’era altro che la “solita influenza”, allora la portata di questo esperimento assume un significato ancora più cupo. L’Italia, ancora una volta, potrebbe essere stata utilizzata come banco di prova. Un paese laboratorio, un popolo messo alla prova.

La domanda è: abbiamo imparato qualcosa oppure rischiamo di ricadere nello stesso schema alla prossima emergenza?

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domenica 21 settembre 2025

La Rivoluzione del Benessere Inizia a Siracusa: L'Eccellenza della Naturopatia all'Accademia A.N.E.A.

anea accademia di eccellenza in naturopatia
Accademia A.N.E.A. Sezione Siracusa


di Salvatore Calleri NatMed

Hai mai sentito il richiamo di una professione che non solo guarisce il corpo, ma nutre anche l'anima? Hai mai desiderato un percorso che unisse la saggezza ancestrale con la scienza moderna, guidandoti verso una carriera di significato e autentica passione? La risposta a questa ricerca si trova nel cuore della Sicilia, all'Accademia di Naturopatia A.N.E.A. di Siracusa.

L'accademia non è solo un istituto di formazione, ma un vero e proprio epicentro di crescita, innovazione e consapevolezza. Qui, la Naturopatia non è solo una disciplina, ma una filosofia di vita.

Un Viaggio Oltre la Conoscenza

All'A.N.E.A., il tuo percorso si trasforma in un'esperienza completa e coinvolgente. Non si tratta di nozioni teoriche, ma di un'immersione totale che ti connette con le radici più profonde della salute naturale. Il programma formativo è unico nel suo genere, offrendo due specializzazioni d'eccellenza che si completano a vicenda:

  • Naturopatia Bioenergetica e Ambientale: Questo percorso ti insegna a comprendere e armonizzare i flussi energetici del corpo, riconoscendo l'influenza dell'ambiente circostante sul nostro benessere. Imparerai a lavorare con le energie sottili per ripristinare l'equilibrio vitale.

  • Naturopatia Tradizionale: Un ritorno alle origini, dove si apprendono i principi classici delle discipline naturali. Ti immergerai in un sapere millenario che ti darà una base solida e profonda per ogni tua futura pratica.

Qualità, Credibilità e Passione

Ciò che rende l'Accademia A.N.E.A. così speciale è la sua ferma dedizione alla qualità. Tutti i corsi e le attività di consulenza settimanali sono in linea con la L.4/2013 e le linee guida dell'O.M.S., garantendo una formazione non solo completa, ma anche riconosciuta e professionalmente valida. È la prova che la passione e il rigore scientifico possono camminare mano nella mano.

Qui si respira un'energia unica. L'ambiente è stimolante, il corpo docente è guidato dalla passione e la community è una fonte continua di ispirazione. Chi sceglie l'A.N.E.A. sceglie di diventare parte di una vera e propria famiglia, unita dall'obiettivo comune di promuovere il benessere olistico e la salute.

Se sei pronto a trasformare la tua vita e la tua carriera, se cerchi un percorso che ti dia gli strumenti per aiutare te stesso e gli altri, non c'è scelta migliore. L'Accademia A.N.E.A. di Siracusa è la tua porta d'accesso a un futuro di benessere, consapevolezza e successo.


Per informazioni:

Telefono: 3477211617 Sito web: www.accademia-anea.com

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martedì 16 settembre 2025

Il coraggio della verità: l’assoluzione del dottor Ennio Cangiano e la rinascita di un medico libero

il dott ennio cangiano rinasce come medico
L’assoluzione del dottor Ennio Cangiano e la rinascita di un medico libero


La Rinascita del Dottor Ennio Cangiano: dalla persecuzione all’assoluzione


di Roberto Cianchino (PhD)

Per anni il nome del dottor Ennio Cangiano è stato associato, in maniera ingiusta e pesante, a un’etichetta che oggi suona come un marchio d’infamia: “novax”. Una parola usata come arma, non per descrivere una reale posizione scientifica, ma per screditare, zittire e isolare chi, semplicemente, aveva scelto di mantenere fede al giuramento di Ippocrate: curare, ascoltare e non nuocere.

Le accuse e il fango mediatico

Il dottor Cangiano era finito nel mirino durante gli anni più bui dell’emergenza sanitaria. In un clima in cui chiunque mettesse in discussione protocolli rigidi e spesso inefficaci veniva subito bollato come eretico, il medico aveva avuto il coraggio di proporre cure domiciliari, di ascoltare i pazienti e di personalizzare i trattamenti.
Questo atteggiamento – che per secoli è stato la base stessa della medicina – gli costò care accuse: si parlò di “comportamenti pericolosi”, di “pratiche non conformi alle linee guida”, di “negazionismo”. In realtà, si trattava di nulla più che di una battaglia di coscienza, combattuta nell’interesse delle persone e non delle direttive ministeriali.

Il processo e la resistenza

Cangiano dovette affrontare indagini, sospetti, udienze, con la sua immagine pubblica distrutta e la dignità calpestata. Molti colleghi si allontanarono, timorosi di essere a loro volta coinvolti, e i media lo dipinsero come un pericolo pubblico.
Ma chi lo conosceva davvero, chi aveva ricevuto da lui cure attente e umane, non smise mai di difenderlo. Famiglie intere testimoniarono a suo favore, raccontando di come non fosse un “novax” ma semplicemente un medico vero, uno che non aveva mai abbandonato i suoi pazienti.

L’assoluzione e la verità ristabilita

Dopo anni di battaglie, finalmente la verità è emersa. Ennio Cangiano è stato assolto da tutte le accuse. Non un cavillo, non una scappatoia: la sentenza ha chiarito che aveva operato in scienza e coscienza, rispettando il suo dovere.
È la dimostrazione di come, col tempo, le menzogne non possano resistere di fronte ai fatti. Chi aveva provato a trasformarlo in un capro espiatorio, oggi si trova smentito.

La rinascita e l’esempio per tutti

L’assoluzione non è soltanto una vittoria personale, ma un simbolo di rinascita. Il dottor Cangiano esce da questa vicenda più forte, più consapevole e più rispettato che mai. La sua figura è ora un punto di riferimento per quei medici che vogliono ritornare alla vera essenza della professione: mettere al centro la salute del paziente, e non i protocolli calati dall’alto.

La sua storia dà coraggio a chi, in questi anni, si è sentito solo o perseguitato per aver difeso valori umani e scientifici. Dimostra che resistere, non piegarsi e continuare a fare il proprio lavoro con onestà può portare a un lieto fine.


👉 Il messaggio di Cangiano è chiaro: la medicina non può essere ingabbiata in etichette e slogan. La vera forza sta nell’ascolto, nella dedizione e nella coerenza. E oggi, la sua assoluzione diventa un faro di speranza per tutti coloro che hanno scelto la strada più difficile ma più vera: quella della coscienza.

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lunedì 15 settembre 2025

La rinascita di Stefano Puzzer: dal presidio portuale alla revoca del licenziamento

stefano puzzer vince la sua battaglia
La rinascita del grande Stefano Puzzer


C’era una volta una folle idea: che il diritto al lavoro potesse essere messo in discussione da un documento sanitario chiamato Green Pass. Da quell’idea nacque una protesta che scosse non solo il porto di Trieste, ma l’intera Italia. Al centro di tutto, un operaio, un sindacalista, e una voce fuori dal coro: Stefano Puzzer.



Di Salvatore Calleri NatMed

La sua vicenda è fatta di piazza, corde di resistenza, battaglie legali, assenze prolungate, accuse e un licenziamento che sembrava definitivo. Ma oggi, con una sentenza della Cassazione del settembre 2025, la vicenda cambia registro. Il licenziamento è stato annullato: Puzzer ottiene una rivincita storica. La sua voce torna a farsi sentire, e non solo come simbolo di una protesta, ma come testimonianza viva del diritto alla difesa, della libertà sindacale, e del coraggio personale.


Primo atto: la protesta di Trieste

Era ottobre 2021 quando Puzzer, leader del sindacato portuale CLPT, organizzò un presidio mobile a oltranza al Varco IV del porto di Trieste per opporsi all’obbligo del Green Pass nei luoghi di lavoro. (repubblica.it, corrieredelveneto.corriere.it)

La protesta si allargò in fretta, attirando simpatizzanti “No Green Pass” e No Vax, trasformando il Varco IV in un simbolo mediatico nazionale. Il 18 ottobre, lo sgombero con gli idranti segnò una delle giornate più forti del conflitto fra forze dell’ordine e manifestanti.

Puzzer dichiarò da subito che il Green Pass non era una misura sanitaria, ma un ricatto politico ed economico, una scelta imposta dall’alto che violava libertà e diritti fondamentali. Un atto che, per lui, meritava una risposta netta: non adeguarsi, anche a costo di perdere tutto. (corrieredelveneto.corriere.it


Secondo atto: l’assenza, il licenziamento, la battaglia legale

Puzzer fu sospeso dal lavoro nel porto: non aveva esibito il Green Pass, nonostante avesse dichiarato di essere risultato positivo al Covid, e aveva accumulato una lunga assenza ingiustificata. 

Il 16 aprile 2022, l’Agenzia per il lavoro portuale di Trieste decise il licenziamento. Per Puzzer fu una ferita profonda: non solo aveva perso il suo impiego e fonte di reddito, ma anche il legame con quello che lui definiva “una famiglia”, il porto. 

La battaglia giudiziaria fu immediata. Puzzer e i suoi legali sfidarono la decorrenza disciplinare, la proporzionalità delle sanzioni e il bilanciamento fra obblighi sanitari e diritti del lavoratore.


Terzo atto: la vittoria della Cassazione

La svolta arrivò nel settembre 2025, quando la Corte di Cassazione ha deciso di accogliere il ricorso di Puzzer, annullando la sentenza della Corte d’appello di Trieste e dichiarando illegittimo il suo licenziamento. 

Il licenziamento è stato giudicato sproporzionato rispetto alle motivazioni dell’assenza e della protesta. In particolare, la Cassazione ha considerato che, pur essendo l’assenza ingiustificata, non c’erano sufficienti motivi giuridici per giustificare la perdita definitiva del posto, soprattutto in un contesto di dissenso politico-sanitario così acceso.

Puzzer ha commentato: «Quando ho saputo la notizia stavo andando al lavoro… da oggi posso iniziare a gioire. Ringrazio la mia famiglia e le avvocate Mirta Samengo e Alessandra Devetag». (repubblica.it)

La palla ora passa alla Corte d’appello di Venezia, che entro tre mesi dovrà decidere se disporre il reintegro effettivo di Puzzer nel porto e valutare eventuali risarcimenti.


Quarto atto: la rinascita possibile e il simbolo politico

Puzzer non è più soltanto un nome, ma una bandiera. La sua vittoria non riguarda solo lui: è un segnale per tutti i lavoratori che si sono trovati in conflitto tra la propria coscienza, la propria libertà di scelta e l’obbligo imposto da un decreto. È anche un segnale sul piano politico: una rivendicazione di diritti collettivi, oltre le divisioni vaccino/sì e vaccino/no, una rottura dell’assunto che “emergenza sanitaria” possa giustificare la sospensione dei diritti del lavoro.

Puzzer stesso ha dichiarato che quella sentenza è un punto di partenza, non un punto d’arrivo: ora ci si deve battere perché «la dignità e la giustizia torni per tanti altri sospesi, sospettati, esclusi». 

Nel frattempo, Puzzer ha lavorato come aiuto cuoco e custode in campeggio a Muggia (Trieste), reinventandosi in attesa della sentenza definitiva. Ha dichiarato che il porto è stato “una famiglia” per lui, ma che non sa ancora se vorrà rientrare effettivamente “di servizio” o userà questa vittoria come leva politica per una nuova fase della sua attività. (repubblica.it


Epilogo

La vittoria giudiziaria di Stefano Puzzer segna un prima e un dopo. Dalla protesta al Varco IV del porto di Trieste alla sentenza della Cassazione, passa un racconto di resistenza, militanza, disobbedienza e diritti riaffermati.

Puzzer ha scelto un tempo difficile: ha messo in gioco lavoro, reputazione, stabilità. Ma oggi la strada torna a essere percorribile. La Corte ha riaperto le porte di un dialogo che sembrava chiuso.

Che si scelga di credere nelle sue idee o meno, resta un dato: la lotta di chi ha messo se stesso come ostacolo contro un obbligo imposto, oggi torna a essere un caso emblematico di reintegro e di riconquista del diritto al lavoro.

Un esempio per chi non si arrende, per chi lotta “da posizione di principio”, e un segnale chiaro che il diritto del lavoro può pesare più di qualunque decreto emergenziale.

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