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sabato 19 aprile 2025

Giorgia Meloni e le sue ultime fatiche alla Asterix

  

giorgia meloni è asterix
Nella foto la Premier Meloni in versione Asterix

Un viaggio negli Stati Uniti tra strette di mano e sorrisi, ma senza risultati concreti per l'Italia. La premier Giorgia Meloni incontra Donald Trump per discutere dei dazi, ma torna a casa con promesse vaghe e nessuna certezza.


Articolo di Salvatore Calleri


Giorgia Meloni e le sue ultime fatiche alla Asterix

Sette ore di volo, un'agenda fitta di incontri e una missione diplomatica di grande rilevanza: il recente viaggio di Giorgia Meloni negli Stati Uniti sembrava promettere molto. L'obiettivo principale? Discutere con Donald Trump dei dazi imposti agli Stati Uniti, che minacciano l'export italiano, in particolare nel settore agroalimentare.

Tuttavia, al termine della visita, i risultati concreti sembrano scarsi. Nonostante le dichiarazioni di intenti e le promesse di dialogo, non è stato raggiunto alcun accordo tangibile. Trump, pur esprimendo apprezzamento per Meloni, ha mantenuto una posizione ambigua: "Meloni mi piace molto, vedremo che succede" .

Nella foto i risultati ottenuti dalla Premier Meloni


Durante la conferenza stampa, un episodio curioso ha attirato l'attenzione: la traduttrice ufficiale ha omesso la parte in cui Meloni, parlando in italiano, attribuiva la responsabilità della guerra in Ucraina a Putin. Quando Meloni ha tentato di tradurre da sola, ha evitato di menzionare direttamente Russia o Ucraina, lasciando Trump all'oscuro delle sue reali dichiarazioni .

Inoltre, Meloni ha espresso l'intenzione di rafforzare la cooperazione strategica con gli Stati Uniti, sostenendo la posizione di Trump contro l'ideologia "woke" e promettendo un aumento degli acquisti di gas statunitense. Ha anche incoraggiato le aziende italiane a investire negli Stati Uniti, nel tentativo di allentare le tensioni commerciali .

Nonostante questi sforzi, l'Italia non ha ottenuto concessioni significative sui dazi. Il surplus commerciale dell'UE rispetto agli Stati Uniti, spesso citato come motivo per l'imposizione dei dazi, rimane una questione irrisolta. Meloni ha sottolineato che una guerra commerciale non conviene a nessuno, ma le sue parole non si sono tradotte in azioni concrete .

Il viaggio di Meloni negli Stati Uniti si è rivelato più una passerella diplomatica che una missione efficace. Le "fatiche alla Asterix" della premier italiana sembrano aver prodotto pochi risultati tangibili, lasciando l'Italia con più domande che risposte.



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giovedì 17 aprile 2025

Nuovo Decreto Sicurezza 2025: repressione legalizzata? Ecco perché dovremmo preoccuparci tutti

 

Nella foto la scritta: Decreto Sicurezza, con un segnale di pericolo e un uomo nel buio. 

di Salvatore Calleri

Il 4 aprile 2025 il Governo Meloni ha approvato un nuovo Decreto Sicurezza che, sotto la bandiera del "controllo e dell'ordine", sta riscrivendo profondamente le regole della convivenza civile in Italia.

Ma attenzione: dietro la promessa di “maggiore protezione” si nascondono ombre inquietanti che rischiano di minare diritti costituzionali, libertà personali e persino il nostro diritto a dissentire.


Cosa prevede il Decreto Sicurezza 2025?

Un mix di norme che spaziano:

  • dalla gestione dell'ordine pubblico

  • alla protezione delle forze dell’ordine

  • fino alla ridefinizione del concetto stesso di “sicurezza”

Tra i provvedimenti più rilevanti:

  • Introdotto il reato di rivolta in carcere

  • Reato di blocco stradale durante le manifestazioni

  • Nuove aggravanti per chi compie reati nei pressi di stazioni e mezzi pubblici

  • Pene più dure per chi partecipa a occupazioni abusive

  • Forze dell’ordine che potranno portare armi personali anche fuori servizio, senza autorizzazione


I veri rischi: i contro che preoccupano giuristi e cittadini

1. Criminalizzazione del dissenso

Manifestare rischia di diventare un crimine. Bloccare simbolicamente una strada? Ora è reato.
Il confine tra protesta e illegalità si assottiglia pericolosamente.


2. Militarizzazione silenziosa

Con l'autorizzazione per le forze dell’ordine a portare armi anche fuori servizio, la società civile rischia di diventare un campo minato.
Chi garantisce l’uso corretto dell’arma in contesti privati, in bar, stazioni, ambienti affollati?


3. Colpo ai più deboli

Il decreto colpisce duramente:

  • madri incinte e detenute, abolendo la sospensione automatica della pena

  • chi si rifugia in immobili vuoti per necessità

  • minori strumentalizzati per l’accattonaggio, ma senza offrire soluzioni sociali

Risultato? Più carcere, zero prevenzione.


4. Più carcere, meno giustizia

Il carcere viene visto come soluzione a tutto: alla povertà, al disagio, alla protesta, alla devianza.
Ma non si costruisce una società sicura con i manganelli e le sbarre.


5. Addio alla sicurezza reale

Il decreto colpisce le manifestazioni, ma non investe sulla prevenzione, sulla scuola, sulla cultura, sugli strumenti che costruiscono sicurezza vera.
Si preferisce punire piuttosto che educare.


I (pochi) lati positivi

  • Maggiore tutela per le forze dell’ordine, spesso sottoposte a pressioni e rischi

  • Norme più dure contro le infiltrazioni mafiose e l’usura

  • Inasprimento delle pene per reati contro la pubblica amministrazione

Ma basta questo per giustificare la deriva repressiva?


Riflessione finale

Il nuovo Decreto Sicurezza 2025 disegna un’Italia in cui l’ordine viene prima della libertà, e dove il dissenso rischia di essere confuso con il crimine.

Una società sicura non si costruisce con la paura, ma con la giustizia, l’inclusione e il rispetto dei diritti.

Se oggi chiudiamo un occhio, domani potremmo trovarci tutti dalla parte sbagliata della legge.

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giovedì 13 marzo 2025

Il Riarmo dell'Europa: Un Disastro Economico e Strategico

L'Europa trasformata in un campo di battaglia, mentre le lobby delle armi prosperano. Un'illustrazione esclusiva di Salvatore Calleri per denunciare la follia del riarmo.
L'Europa trasformata in un campo di battaglia, mentre le lobby delle armi prosperano.
Un'illustrazione esclusiva di Salvatore Calleri per denunciare la follia del riarmo.


Di Salvatore Calleri (NatMed)

L'Europa sta intraprendendo una corsa al riarmo che, oltre a essere economicamente insostenibile, rappresenta una minaccia alla stabilità globale. Questa decisione, promossa da una classe politica irresponsabile e prona agli interessi delle lobby delle armi, ci trascina in un vortice di sprechi e pericoli senza precedenti.

Un'Inutile Spesa Militare

La spesa militare dell'Unione Europea è in vertiginoso aumento. Gli investimenti in armamenti, droni, missili e nuove tecnologie belliche stanno sottraendo risorse fondamentali che potrebbero essere destinate a settori ben più utili: sanità, istruzione, transizione ecologica e sostegno alle fasce più deboli della popolazione. Si parla di centinaia di miliardi di euro, una cifra che basterebbe per risolvere il problema della povertà energetica e potenziare le infrastrutture in tutta Europa.

Ma a chi giova tutto questo? L'industria bellica, ovviamente. Le grandi multinazionali della difesa come Leonardo, Rheinmetall, Airbus e Thales hanno visto crescere esponenzialmente i loro profitti grazie a un clima di isteria geopolitica alimentato dai governi stessi.

I Responsabili del Riarmo

Tra i principali artefici di questa politica sciagurata troviamo la premier italiana Giorgia Meloni, che ha spinto per un incremento del budget della difesa in linea con le richieste della NATO. Il governo italiano, insieme a quello francese e tedesco, ha votato a favore di massicci finanziamenti per nuovi armamenti, facendo passare questa scelta come una necessità per la "sicurezza europea".

Ma la sicurezza di chi? Certamente non quella dei cittadini, che saranno i primi a pagare le conseguenze economiche e sociali di queste spese folli. Con l'inflazione galoppante, i salari bloccati e una crisi del costo della vita che morde milioni di famiglie, il riarmo è un insulto alle reali esigenze della popolazione.

I Pericoli di una Nuova Corsa agli Armamenti

L'incremento della spesa militare non rende affatto l'Europa più sicura. Anzi, la espone a nuovi rischi. La corsa al riarmo alimenta tensioni internazionali, aumenta la probabilità di conflitti e rafforza la dipendenza dell'Europa dagli Stati Uniti, che traggono enormi vantaggi economici e strategici da questa situazione.

Non solo: il riarmo accelera anche il rischio di escalation nei teatri di crisi, come la guerra in Ucraina, che invece di trovare una soluzione diplomatica viene costantemente alimentata con nuovi invii di armi e finanziamenti miliardari. L'Europa si sta trasformando in un mero vassallo degli interessi della NATO e del complesso militare-industriale statunitense.


Scenari Futuri: Verso il Baratro?


L'Europa trasformata in un campo di battaglia, mentre le lobby delle armi prosperano. Un'illustrazione esclusiva di Salvatore Calleri per denunciare la follia del riarmo.

L'Europa trasformata in un campo di battaglia, mentre le lobby delle armi prosperano. Un'illustrazione esclusiva di Salvatore Calleri per denunciare la follia del riarmo.


Se questa tendenza continuerà, nei prossimi anni vedremo un'Europa sempre più militarizzata, con eserciti sempre più potenti ma economie sempre più fragili. L'aumento del debito pubblico per finanziare il riarmo porterà a nuove misure di austerità, tagli ai servizi pubblici e un'ulteriore compressione del potere d'acquisto dei cittadini.

Inoltre, la creazione di un complesso militare-industriale europeo rischia di far perdere il controllo democratico sulle politiche di sicurezza, con le aziende dell'armamento che dettano l'agenda ai governi invece del contrario.

Il riarmo dell'Europa è una scelta scellerata, inutile e pericolosa. 

I cittadini devono opporsi a questa deriva bellicista, pretendendo che le risorse pubbliche siano impiegate per migliorare la qualità della vita e non per alimentare guerre e tensioni.

Non possiamo permettere che l'Europa torni a essere un continente ossessionato dall'arsenale bellico, mentre milioni di persone lottano per arrivare a fine mese. Serve una nuova politica basata sulla diplomazia, sulla cooperazione internazionale e sul benessere collettivo, non sulla follia della guerra e degli armamenti.

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