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| Il Tarassaco che Elimina il 95% delle Cellule Malate. Nella foto il divulgatore scientifico Salvatore Calleri |
di Salvatore Calleri NatMed
C’è un’erbaccia che cresciamo spesso nel giardino, tra prati e aiuole: il soffione, o Taraxacum officinale, noto anche come tarassaco. Quella che per molti è solo una pianta da diserbo, per la scienza moderna potrebbe essere un potente alleato nella lotta contro il cancro.
🔬 Le evidenze: cosa dicono gli studi
Negli ultimi anni, numerosi studi hanno esplorato le proprietà dell’estratto di radice di tarassaco (DRE) su modelli cellulari e animali, mostrando risultati promettenti:
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In uno studio pubblicato su Oncotarget / PubMed, un estratto acquoso di radice di tarassaco ha scatenato l’apoptosi programmata in oltre il 95% delle cellule di cancro del colon (linee HT-29 e HCT116) entro 48 ore, senza danneggiare le cellule sane. PubMed+1
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Nei modelli animali (topi con xenotrapianti umani), la somministrazione orale dell’estratto ha rallentato la crescita tumorale di oltre il 90%. PubMed
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In cellule di cancro gastrico, il DRE ha inibito proliferazione e migrazione controllando l’espressione di una lncRNA chiamata CCAT1. PubMed
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In cellule di cancro al pancreas, l’estratto ha indotto sia apoptosi che autofagia (un processo di auto-distruzione controllata), attivando percorsi legati al collasso della membrana mitocondriale. PubMed+1
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In carcinoma squamoso esofageo (ESCC), un lavoro del 2021 ha mostrato che l’estratto colpisce vie di segnalazione come PI3K/Akt e Ras/Raf/ERK, oltre a modificare l’equilibrio tra proteine pro- e anti-apoptotiche (BAX / BCL-2), e blocca un sistema interno legato all’idrogeno solforato (CBS/H₂S). RSC Publishing
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In modelli di cancro colorettale con infiammazione indotta (LPS), l'estratto e il suo componente taraxasterolo hanno inibito il percorso TLR4-NFκB, abbassando l'espressione di ACE2 e TMPRSS2 (fattori coinvolti nella proliferazione tumorale) PubMed
Infine, la tesi di dottorato della University of Windsor (Ovadje, 2014) ha studiato attentamente la modalità d’azione dell’estratto, dimostrando apoptosi e autofagia selettive su vari modelli di tumore, senza tossicità evidente sugli animali. scholar.uwindsor.ca+1
🌱 Perché è una speranza concreta – non solo un sogno
I dati preclinici indicano che l’estratto di tarassaco non agisce come una singola sostanza chimica, ma come un cocktail naturale multicomponente: amirine, lupeolo, taraxasterolo e altri principi sembrano lavorare in sinergia per attivare diversi percorsi di morte nelle cellule cancerose. PubMed
Questo multimeccanismo è significativo: può ridurre il rischio che le cellule tumorali sviluppino resistenza, un problema frequente nella chemioterapia tradizionale.
Inoltre, l’estratto appare selettivo: colpisce le cellule malate ma risparmia quelle sane. Nei modelli animali, la somministrazione orale non ha mostrato effetti tossici evidenti. PubMed+1
⚠️ Limiti attuali e il cammino che resta
Va detto con chiarezza: non siamo ancora in presenza di terapie approvate per l’uomo a base di DRE. La maggior parte delle evidenze proviene da studi in vitro (cellule in provetta) o da modelli animali. Non ci sono ancora dati clinici su larga scala che confermino efficacia o sicurezza nel paziente oncologico umano.
Tuttavia, il lavoro dei ricercatori non si ferma. L’interesse è reale, il potenziale è concreto, e gli studi preclinici forniscono un fondamento scientifico robusto su cui costruire.
🔭 Quali passi serve compiere
Per trasformare il tarassaco da rimedio erboristico a possibile terapia antitumorale servono:
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Studi clinici sull’uomo: trial di fase I per valutare sicurezza, dosaggio e biodisponibilità.
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Standardizzazione dell’estratto: definire quali componenti siano attivi e in che proporzioni, per ottenere preparazioni riproducibili.
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Combinazioni terapeutiche: indagare se il DRE può affiancare trattamenti standard (chemioterapia, immunoterapia) in modo sinergico o come adiuvante.
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Ricerca regolatoria: sviluppare forme farmaceutiche, studi di tossicità a lungo termine e modalità somministrative efficaci.
✨ Il messaggio per medici, ricercatori e pazienti
Quello che stiamo osservando con il tarassaco è la conferma che a volte le soluzioni più potenti sono nascoste nelle piante che trascuriamo, nel verde che ci circonda. Non è fuffa alternativa, ma scienza vera, con dati biologici solidi, che merita di essere esplorata con rigore.
A medici e ricercatori: questa pianta merita un posto nello spazio della novità terapeutica, come possibile fonte di molecole che agiscono su più bersagli.
Ai pazienti: la speranza esiste, ma va coltivata con cautela, consapevolezza e collaborazione con professionisti seri.
Il tarassaco — un fiore giallo che vediamo tutti i giorni — potrebbe diventare un alleato nella battaglia contro il cancro. Ma non ancora da solo: serve una ricerca rigorosa, trial clinici e una visione che unisca la medicina moderna con l’antica saggezza della natura.
Salvatore Calleri NatMed

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