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martedì 4 giugno 2019

Alluminio, Vaccini e Reazioni Autoimmuni

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In questa rassegna di abstracts, vengono descritti gli effetti dei sali di Alluminio impiegati nei vaccini sulla fisiologia. In particolare, vengono descritti: 


1) gli effetti della tossicità non-lineare dell’Alluminio (indipendenti dalla dose);

2) le disfunzioni cognitive con miofascite macrofagica indotte dall’ idrossido di alluminio;

3) la persistenza a lungo termine dell’idrossido di alluminio derivato dal vaccino associata con disfunzione cognitiva cronica;

4) le anomalie metaboliche riscontrate con PET (Tomografia ad Emissione Positronica) in malati di miofascite macrofagica lungamente persistente.



Non-linear dose-response of aluminium (alluminio) hydroxide adjuvant particles

Traduzione del riassunto dell’articolo “Non-linear dose-response of aluminium hydroxide adjuvant particles: Selective low dose neurotoxicity” [“Risposta non lineare al dosaggio delle particelle di adiuvante di idrossido di alluminio: neurotossicità selettiva a bassa dose”], pubblicato su Toxicology 2017 Jan 15;375:48-57, autori Crépeaux G, Eidi H, David MO, Baba-Amer Y, Tzavara E, Giros B, Authier FJ, Exley C, Shaw CA, Cadusseau J, Gherardi RK. Gli autori lavorano per Université Paris Est Créteil , Université Evry Val d’Essonne, altre strutture universitarie, e il centro nazionale francese per la ricerca scientifica (CNRS). https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/27908630
L’ossidrossido di alluminio Aluminium (Al) (Alhydrogel®), il principale adiuvante approvato per l’uso nei vaccini umani e animali, consiste di nanoparticelle primarie che si agglomerano spontaneamente.
Preoccupazioni sulla sua sicurezza sono emerse in seguito al riconoscimento della sua inaspettata bio-persistenza a lungo termine all’interno delle cellule del sistema immunitario in alcuni individui, e rapporti di sindrome da fatica cronica, disfunzione cognitiva, mialgia, disautonomia e problematiche autoimmuni/infiammatorie temporalmente associate a somministrazioni multiple di vaccini contenenti alluminio.
Esperimenti sui topi hanno documentato la sua cattura e il suo lento trasporto da parte di cellule del lignaggio dei monociti dal muscolo in cui viene iniettato agli organi linfoidi ed eventualmente al cervello. Il presente studio mirava a valutare la funzionalità cerebrale dei topi e la concentrazione dell’alluminio 180 giorni dopo l’iniezione di varie dosi di Alhydrogel® (200, 400 e 800μg di alluminio per kg di peso corporeo) nel muscolo tibiale anteriore di topi femmina adulti CD1.
Le prestazioni cognitive e motorie sono state controllate per mezzo di 8 test convalidati, attivazione microgliale per mezzo dell’immunochimica dell’Iba-1, e livello di alluminio per mezzo della spettroscopia di assorbimento atomico con fornace di grafite. È stato osservato uno schema inusuale neuro-tossicologico limitato a basse dosi di Alhydrogel®. Cambiamenti neuro-comportamentali, compresa la diminuzione dei livelli di attività e un comportamento alterato simile all’ansia, sono stati osservati in animali esposti a 200μg Al/kg ma non a 400 e 800μg Al/kg, rispetto ai soggetti del gruppo di controllo.

How Aluminum (Alluminio) Adjuvant Causes Autism

Coerentemente, il numero microgliale appare aumentato nel prosencefalo ventrale del gruppo cui sono stati somministrati 200μg Al/kg. I livelli di alluminio nel cervello sono risultati selettivamente maggiori negli animali esposti alla dose minore, mentre i granulomi muscolari erano completamente scomparsi dopo 6 mesi in questi animali. Abbiamo concluso che Alhydrogel® iniettato a bassa dose nel muscolo del topo può selettivamente indurre accumulazione cerebrale di alluminio a lungo termine ed effetti neurotossici. Per spiegare questo risultato inaspettato, una strada che potrebbe essere esplorata nel futuro è quella della dimensione dell’adiuvante, dal momento che le sospensioni iniettate che corrispondono alle dosi minori, ma non quelle corrispondenti alle dosi maggiori, contenevano esclusivamente piccoli agglomerati nel range delle dimensioni tipiche di un batterio che sono notoriamente quelle che favoriscono la cattura e, presumibilmente, il trasporto da parte di cellule del lignaggio dei monociti.
In ogni caso, l’idea che la neurotossicità dell’Alhydrogel® obbedisca alla regola classica della tossicologia chimica “è la dose che fa il veleno” appare decisamente semplicistico.
Traduzione del riassunto  dell’articolo “Cognitive dysfunction associated with aluminum hydroxide-induced macrophagic myofasciitis: A reappraisal of neuropsychological profile”  

[“Disfunzioni cognitive con miofascite macrofagica indotte dall’ idrossido di alluminio. Una rivalutazione del profilo neuro-psicologico”] pubblicato su Journal of Inorganic Biochemistry 2018 Apr;181:132-138, autori Aoun Sebaiti M, Kauv P, Charles-Nelson A, Van Der Gucht A, Blanc-Durand P, Itti E, Gherardi RK, Bachoud-Levi AC, Authier FJ; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/29079320 

articolo completo su 
https://www.researchgate.net/publication/320347951_Cognitive_dysfunction_associated_with_aluminum_hydroxide-induced_macrophagic_myofasciitis_A_reappraisal_of_neuropsychological_profile
I malati di miofascite macrofagica (MMF) si presentano con diffuse artromialgie (1), fatica cronica, e disturbo cognitivo.
Le caratteristiche rappresentative della disfunzione cognitiva associate alla MMF comprendono disturbo dell’attenzione, sindrome disesecutiva (2), deficit di memoria visiva e sordità dall’orecchio sinistro.
Il nostro studio mira a rivalutare il profilo neuro-psicologico della MMF. 105 pazienti consecutivi non selezionati sono stati sottoposti a una batteria di test di memoria a lungo termine e a breve termine, funzionalità esecutiva, capacità di attenzione, funzioni strumentali e ascolto dicotico (3). Da questi risultati, i malati sono stati classificati in quattro differenti gruppi: malati sub-sintomatici (n=41) con risultati sopra il livello patologico (-1,65 SD) in tutti i test; pazienti fronto-subcorticali (n=31) che hanno mostrato risultati patologici nelle funzioni esecutive e nei test di attenzione selettiva; pazienti con la malattia di Papezio (4) (n=24) che hanno mostrato risultati patologici nell’immagazzinamento, nelle funzioni di riconoscimento e consolidamento per la memoria verbale episodica, oltre a disfunzione fronto-subcorticale; e pazienti con estinzione (n=9) che hanno mostrato estinzione del segnale sonoro dell’orecchio sinistro ad un test dicotico di ascolto, in associazione con disfunzione fronto-subcorticale e del circuito di Papezio. Inoltre, l’analisi incrociata dei test ha mostrato che i malati con funzioni cognitive apparentemente normali (gruppo sub-sintomatico) hanno ottenuto risultati significativamente peggiori nei test di attenzione in rapporto ad altri. In conclusione, il nostro studio mostra che:
  • la maggior parte dei pazienti ha specifici deficit cognitivi;
  • tutti i pazienti con deficit cognitivi hanno danneggiamento delle funzioni esecutive e dell’attenzione esecutiva;
  • i malati con deficit cognitivi misurabili mostrano una significativa debolezza nell’attenzione;
  • episodici danneggiamenti della memoria colpiscono la memoria verbale, ma non quella visiva;
  • nessuno dei malati mostra una disfunzione strumentale.
Sintomatologia
  • Dolori agli arti
  • Alterazione delle funzioni esecutive definite nel 1998 da Vicki Anderson come le abilità necessarie per un’attività intenzionale e finalizzata al raggiungimento di obiettivihttp://www.treccani.it/enciclopedia/sindrome-disesecutiva_%28Enciclopedia-della-Scienza-e-della-Tecnica%29/
  • Test nel corso del quale vengono inviati tramite cuffie due messaggi diversi alle due orecchie.
  • Portatori di una disfunzione del circuito limbico mediale detto “Circuito di Papezio“. James Papez propose che tale circuito collegasse l’ipotalamo al lobo limbico.
Traduzione del riassunto dell’articolo “Long-term persistence of vaccine-derived aluminum hydroxide is associated with chronic cognitive dysfunction.” [“La persistenza a lungo termine di idrossido di alluminio derivato dal vaccino è associata con disfunzione cognitiva cronica”], pubblicato su Journal of Inorganic Biochemistry 2009 Nov;103(11):1571-8, autori Couette M, Boisse MF, Maison P, Brugieres P, Cesaro P, Chevalier X, Gherardi RK, Bachoud-Levi AC, Authier FJ; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19748679
La miofascite macrofagica (MMF) è una condizione emergente, caratterizzata da specifiche lesioni del muscolo che indicano una persistenza a lungo termine dell’idrossido di alluminio all’interno dei macrofagi al sito di una precedente vaccinazione.
Le persone che ne sono colpite si lamentano principalmente di artromialgie, fatica cronica, e difficoltà cognitive. Abbiamo progettato un’esauriente di batteria di test neuro-psicologici per cercare di delineare la disfunzione cognitiva associata alla MMF (MACD). Messi a confronto con malati affetti da artrite e dolore cronico, i malati di MMF avevano un pronunciato e specifico danneggiamento cognitivo. La MACD colpiva principalmente
  1. sia la memoria visive che quella verbale;
  2. le funzioni esecutive, inclusa l’attenzione, la memoria lavorativa, e la pianificazione; e
  3. estinzione del segnale sonoro dell’orecchio sinistro al test dicotico di ascolto. I deficit cognitivi non si correlavano con il dolore, la fatica, la depressione o la durata della malattia. I meccanismi patofisiologici sottostanti la MACD devono ancora essere determinati. In conclusione, la persistenza a lungo termine dell’idrossido di alluminio derivato dal vaccino all’interno del corpo che si rileva nella MMF è associata con disfunzione cognitiva, non dovuta solamente a dolore cronico, fatica e depressione.




Biopersistence and brain translocation of aluminum (alluminio)

Traduzione del riassunto dell’articolo “Brain PET metabolic abnormalities in patients with long-lasting macrophagic myofasciitis” [“Anomalie metaboliche riscontrate con PET in malati di miofascite macrofagica lungamente persistente”] pubblicato su Morphologie Volume 100, Issue 330, September 2016, Page 172, autori Axel Van Der Gucht, Medhi Aoun-Sebaiti, Jessie Aouizerate, Eric Guedj, Romain Gherardi, Sabrina Yara, Emmanue lItti, Jerome Authierd; https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S128601151630056X
Retroscena
La miofascite macrofagica (MMF) è caratterizzata da un’anomala persistenza a lungo termine dell’idrossido di alluminio all’interno dei macrofagi al sito di una precedente vaccinazione. I malati si presentano con diffuse artralgie, fatica cronica, e disfunzione cognitiva. Lo scopo di questo studio era quello di determinare le caratteristiche delle anomalie metaboliche riscontrate con PET cerebrale nei malati di miofascite macrofagica indotta dall’adiuvante idrossido di alluminio, e metterle in relazione con la disfunzione cognitiva.
Metodi
(…) Il controllo neuropsicologico ha identificato quattro categorie di pazienti con:
  1. nessun danneggiamento cognitivo significativo (n = 42);
  2. disfunzione sub-corticale frontale (n = 29);
  3. disfunzione del circuito di Papezio (n = 22); e
  4. disconnessione del corpo calloso (n = 7).
Risultati
In raffronto a soggetti sani, l’analisi ANCOVA di tutta la popolazione dei malati di MMF esibiva uno schema di ipometabolismo (p < 0.001) che coinvolge i lobi occipitali, i lobi temporali, il sistema limbico, il cervelletto e la corteccia fronto-parietale. Il sottogruppo di pazienti con disfunzione sub-corticale frontale esibiva una maggiore estensione dell’area coinvolta (35.223 voxel contro 13.680 nel sottogruppo con disfunzione del circuito di Papezio e 5453 voxel nei malati senza danneggiamento cognitivo).
Conclusioni
Il nostro studio identifica un bio-marcatore metabolico del glucosio cerebrale in malati di MMF miofascite macrofagica lungamente persistente indotta da idrossido di alluminio. Lo schema è parso molto marcato nei malati di MMF con disfunzione sub-corticale frontale.
Nota: il voxel è una misura di volume analoga al pixel, laddove il pixel è bidimensionale e il voxel è tridimensionale.
Translation Credits: Professor Corrado Penna
Fonte articolo: Autoimmunityreactions.org


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giovedì 20 settembre 2018

Vaccini e malattie autoimmuni: come l’organismo aggredisce se stesso.

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La letteratura scientifica, sempre citata per difendere i progressi della medicina, attesta però anche alcune altre verità, una delle quali, per esempio, è il legame che corre tra vaccini e malattie autoimmuni. Ci sono infatti studi che attestano come le vaccinazioni possano far sì che l’organismo aggredisca se stesso.



Nessuno potrebbe mai accusare Yehuda Shoenfeld di essere un ciarlatano. 
Il clinico israeliano ha dedicato oltre trent’anni allo studio del sistema immunitario umano ed è all’apice della sua carriera. 
È autore di innumerevoli studi – The Mosaic of Autoimmunity, Autoantibodies, Diagnostic Criteria in Autoimmune Diseases, Infection and Autoimmunity, Cancer and Autoimmunity – alcuni dei quali sono pietre miliari per la pratica clinica. Ed è proprio Shoenfeld a puntare il dito contro i vaccini, come ha ricostruito la giornalista canadese Celeste McGovern. Prendiamo ad esempio l'articolo pubblicato su Pharmacological Research in cui Shoenfeld e colleghi individuano quattro categorie di individui che sono più a rischio di sviluppare malattie autoimmuni a seguito di vaccinazione. «Da una parte, i vaccini prevengono le infezioni che possono scatenare autoimmunità – spiegano Alessandra Soriano, del Dipartimento di Medicina clinica e reumatologia del Campus Bio-Medico dell’università di Roma, Gideon Nesher dell’università di Gerusalemme e lo stesso Shoenfeld – Dall’altra parte, molti studi che riportano autoimmunità post-vaccinale suggeriscono fortemente che i vaccini possano, essi stessi, causare autoimmunità». «Le malattie autoimmuni che possono insorgere dopo vaccinazione includono artrite, lupus, diabete mellito, trombocitopenia, vasculite, dermatomiosite, sindrome di Guillain-Barre syndrome e demielinizzazione. Quasi tutti i tipi di vaccini sono stati associati ad ASIA (Autoimmune/inflammatory Syndrome Induced by Adjuvants, Sindrome autoimmune/infiammatoria indotta da adiuvanti, anche note come sindrome di Shoenfeld, nda)». Il termine ASIA raccoglie sintomi simili e si è iniziato ad indagare come le tossine ambientali, tra cui l’alluminio utilizzato nei vaccini, possano scatenare una reazione a catena nel sistema immunitario negli individui suscettibili portando a malattia autoimmune.

La malattia autoimmune si ha quando il corpo crede di attaccare invasori esterni mentre invece sta attaccando parti di sé. Il sistema immunitario è un sistema di difesa e gli anticorpi sono come droni programmati per riconoscere certi tipi di invasori e distruggerli. Se sbagliano bersaglio possono causare danni enormi. 
Se ad esempio danneggiano la guaina mielinica, gli impulsi nervosi non si trasmettono adeguatamente, i muscoli vanno in spasmo e si perde la coordinazione: questa si chiama sclerosi multipla. 
Se gli anticorpi per errore aggrediscono i tessuti delle articolazioni si può avere l’artrite reumatoide. Se invece il bersaglio diventano le isole di Langerhans nel pancreas, si ha il diabete di tipo 1 e così via.

«Un sistema immunitario sano tollera gli auto-antigeni – spiegano gli esperti – quando questa tolleranza viene disturbata, il sistema immunitario si sregola e si ha l’emergenza dell’autoimmunità. La vaccinazione è una delle condizioni che possono disturbare l’omeostasi negli individui suscettibili dando luogo a fenomeni autoimmuni e ASIA».

Chi sia suscettibile è materia trattata dal documento dal titolo "Predicting post-vaccination autoimmunity: Who might be at risk?", che elenca quattro categorie di persone: chi ha avuto una precedente reazione autoimmune a un vaccino; chi ha una storia clinica di autoimmunità; pazienti con storia di reazioni allergiche; chiunque sia ad alto rischio di sviluppare malattie autoimmuni, inclusi coloro che hanno storia familiare di autoimmunità, presenza di autoanticorpi individuabili con esami del sangue e altri fattori, inclusi bassa vitamina D e fumo.

Reazioni precedenti

Riguardo a chi ha avuto precedenti reazioni ai vaccini, il rapporto cita cinque studi rilevanti incluso il caso di una adolescente morta dopo sei mesi dalla terza dose di Gardasil, il vaccino contro il papillomavirus. Aveva avuto alcuni sintomi dopo la prima dose, come tremori e perdita di memoria. Dopo la seconda dose aveva sviluppato debolezza intermittente al braccio, erano peggiorati altri sintomi, aveva dolore al petto e palpitazioni. Gli esami del sangue e della milza hanno rivelato la presenza di frammenti di Dna del gene HPV-16 L1 sovrapponibile a quello presente nel Gardasil e trattato con alluminio. Malgrado «la limitatezza dei dati», Shoenfeld e colleghi hanno concluso che «pare preferibile che gli individui con precedenti reazioni autoimmuni alle vaccinazioni non siano vaccinati, almeno non con lo stesso tipo di vaccino».

Chi ha già una malattia autoimmune

«I vaccini non funzionano tanto bene su di loro – dice Shoenfeld – e sono a rischio di aggravamento dopo la vaccinazione». I vaccini contenenti virus vivi (varicella, febbre gialla, morbillo, parotite e rosolia) sono «in genere controindicati» per il rischio di «replicazione virale incontrollata». Ma nemmeno i vaccini a virus uccisi sono una buona idea perché solitamente contengono alluminio. Gli immunologi hanno descritto casi in cui pazienti con malattie reumatiche autoimmuni hanno manifestato maggiore dolore articolare e febbre dopo vaccino antinfluenzale, con innalzamento dei livelli di autoanticorpi (il corpo che attacca se stesso). In certi casi hanno sviluppato nuovi tipi di autoanticorpi.

Pazienti con storia di allergia

Gli studi sui vaccini solitamente escludono i soggetti vulnerabili e reclutano solo individui sani senza allergie. È una «distorsione» dicono Shoenfeld e Soriano ed è una delle cause per cui le reazioni avverse sono «considerevolmente sottostimate»; nella «vita reale i vaccini sono obbligatori per tutti gli individui a prescindere dalla loro suscettibilità». L’incidenza di reazioni allergiche ai vaccini è normalmente stimata in 1 caso su 50.000 dosi fino a 1 caso su 1 milione, ma probabilmente la vera incidenza è molto più alta soprattutto quando tra gli ingredienti dei vaccini ci sono gelatina e proteine dell’uovo.

Tra gli ingredienti dei vaccini si individuano potenziali allergenici: proteine dell’uovo, siero di cavallo, lievito, antibiotici, formaldeide e lattosio. Secondo gli immunologi, in caso di manifestazioni di sensibilità all’alluminio, come noduli nel sito dell’iniezione che possono anche persistere per mesi e anni, meglio fare un patch test e, in caso, evitare la rivaccinazione.

L’alluminio

L’alluminio si aggiunge nei vaccini fin dal 1926, quando Alexander Glenny e colleghi notarono che faceva produrre meglio gli anticorpi. Per 60 anni la sua teoria non è mai stata messa in discussione malgrado sia documentata la neurotossicità di questo metallo che può danneggiare la memoria, il controllo psicomotorio, la barriera ematoencefalica, può indurre infiammazione cerebrale, danneggiare la funzione mitocondriale e addirittura avere un ruolo nella formazione delle placche amiloidi che si individuano nei malati di Alzheimer. È coinvolto nella sclerosi laterale amiotrofica e nell’autismo e induce allergie

Una decina di anni fa i ricercatori hanno iniziato a studiare meglio gli effetti dell’alluminio come adiuvante e sono emersi molti problemi connessi con il suo utilizzo.

La miofascite macrofagica

L’alluminio ha dimostrato di avere grande mobilità nell’organismo. Nel 1998 il ricercatore francese Romain Gherardi, insieme ai suoi colleghi, osservò una condizione di origine sconosciuta in un paziente con sintomi di fatica cronica dopo vaccinazione, inclusi linfonodi gonfi, dolori articolari e muscolari e spossatezza. La biopsia ai tessuti del deltoide rivelò una lesione di 1 centimetro di diametro e in laboratorio emerse che si trattava di macrofagi, cioè gli anticorpi dell’organismo stesso. Nel fluido cellulare di questi macrofagi c’erano nanocristalli di alluminio. Altre ricerche hanno rivelato che questi granulomi possono diffondersi ovunque, dai linfonodi alla milza, dal fegato al cervello.

Gherardi ha quindi concluso che c’è neurotossicità anche a lungo termine per l’alluminio

Persone a rischio

Le persone a rischio di sviluppare una malattia autoimmune sono coloro che hanno una storia familiare di autoimmunità e chi è positivo agli autoanticorpi. Anche il fumo è un fattore di rischio, come bassi livelli di vitamina D.

A questo punto, cosa saggia è chiedere sempre il foglietto illustrativo del vaccino o dei vaccini che si dovrebbero ricevere e informarsi bene sui possibili effetti a breve e lungo termine, consultando magari la Banca Dati Med-Line dei Natinal Institutes of Health americani.


Commenti dal sito www.ilcambiamento.it


Letterature consigliate:








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lunedì 19 marzo 2018

Super servizio di Report: "Vaccini al mercurio", ma anche all'alluminio.

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report_vaccini_mercurio_alluminio


Report. Vaccini al mercurio  ma anche all'alluminio viste le recentissimi ricerche attuate dal dott Exley e del dott Gherardi.


In Italia la mafia medica mette oggigiorno le inchieste a tacere, sarebbero molto scomode ovviamente per tutte quelle persone coinvolte, tutti i complici foraggiati dalle mazzette della Glaxo, di Gates e di altri folli individui adibiti a piani di depopolazioni mondiali.

Le inchieste vengono quasi ridicolizzate da siti nati apposta per farlo, come gli antibufale, siti che vanno a parare il sedere anche a certi medicastri incoscienti come il Burioni Roberto che si adopera con ogni mezzo a parlare solo bene di questi pericolosissimi medicinali, aiutato ovviamente da tutta la mafia medica, o non si spiegherebbero tutti i seguaci che ha su facebook, non li ha di certo per merito, ma semmai solo perché aiuta il foraggiamento alla classe (mafia) medica attuale, una classe di idioti che fascisti che viaggino con il passo dell'oca e con il timore di dire qualcosa contro i vaccini, pena mortale? La radiazione!
Il posticino di lavoro quindi vale molto di più della vita dei nascituri per questi?
Raccolgo, allego, e spero che la magistratura almeno abbia il coraggio per l'ardua sentenza contro tutti questi falsi ideologici e tutti questi complici criminali mazzettati.


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domenica 31 dicembre 2017

L'adiuvante alluminio dei vaccini provoca l'infiammazione del cervello e anomalie comportamentali; La bassa dose è la più dannosa!

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l'alluminio-passa-dal-cuore-e-va-al-cervello


Traduzione a cura di: Vivere in modo naturale

Un nuovo articolo (Crepeaux et al.) Del gruppo di ricerca Gherardi in Francia riporta importanti risultati sulla tossicità e il trasporto di adiuvante di alluminio (Al) nei topi. 
Questo studio è particolarmente utile perché ha esaminato molti risultati: effetti comportamentali, attivazione immunitaria (microgliale) nel cervello e trasporto di Al nel cervello
Lo studio ha testato dosaggi di 200, 400 e 800 mcg / Kg (mcg = microgrammi, mcg / Kg = microgrammi per chilogrammo di peso corporeo dell'animale), iniettati per via intramuscolare (IM). 
L'adiuvante di Al utilizzato era AlOH (nome commerciale Alhydrogel), l'adiuvante del vaccino più comunemente usato. 
È nel vaccino contro il tetano, Hep A, Hep B, HiB, pneumococco, meningococco e antrace.
Sorprendentemente, lo studio ha rilevato che il dosaggio più basso (200 mcg / Kg) era il più tossico! 
I dosaggi di 400 e 800 mcg / Kg non hanno prodotto effetti statisticamente significativi, ma il dosaggio di 200 mcg / Kg lo ha fatto.
La bassa tossicità dei dosaggi più alti sembra essere una conseguenza dell'infiammazione dose-dipendente nel sito di iniezione. 
Gli alti dosaggi hanno causato un'infiammazione intensa nel sito di iniezione, formando "granulomi". 
Il dosaggio di 200 mcg / Kg non ha prodotto granulomi. 
I granulomi sono noduli rigidi nel tessuto prodotto in risposta a lesioni, infezioni o sostanze estranee. 
È un modo in cui il corpo "spegne" il tessuto danneggiato e previene la diffusione di infezioni o tossine. 


I granulomi apparentemente impedivano alle particelle adiuvanti di lasciare il sito di iniezione . 
Questo spiega perché il dosaggio di 200 mcg / Kg ha influenzato il cervello e il comportamento, mentre i dosaggi più alti no.
Di conseguenza, può essere più pericoloso somministrare numerose piccole dosi di adiuvante di Al, rispetto a una dose elevata che induce un granuloma.
relazione-dose-tossicità-alluminio
Sopra: iniezione adiuvante ad alta dose nel muscolo provoca un granuloma, che intrappola l'adiuvante di Al e gli impedisce di viaggiare nel cervello. 
La dose bassa non forma un granuloma. 
Quindi, la dose bassa è libera di viaggiare nel cervello. 
Di conseguenza, la dose più bassa è più tossica della dose più alta. 
Questo meccanismo spiega i risultati sorprendenti della dose-tossicità invertita di Crepeaux et al. 2017. 
Scopri i granulomi qui:  https://en.wikipedia.org/wiki/Granuloma
In sintesi, lo studio ha rilevato che il dosaggio di 200 mcg / Kg ha causato anomalie comportamentali, un aumento di 50 volte del contenuto di Al nel cervello con infiammazione / attivazione immunitaria nel cervello. Questi effetti non sono stati osservati ai dosaggi più alti di 400 e 800 mcg / Kg.
Giornale di tossicologia
Il lavoro è tratto dalla rivista Toxicology , che è ben rispettata nel campo. 
Ha un fattore di impatto di 5 anni pari a 3.967. Penso che il fattore di impatto dei giornali sia un modo scarso e pigro per valutare un documento. Il fattore di impatto è comunemente hackerato e manipolato da riviste e società farmaceutiche (ad esempio, l'industria farmaceutica paga scrittori fantasmi (goost writer) per pubblicare articoli che citano documenti favorevoli all'industria). Lo dico perché i promotori dei vaccini spesso affermano che gli studi sui vaccini-critici compaiono solo nelle riviste junky e predatorie. Questo non è assolutamente il caso in questione. Vedi il sito web della rivista: https://www.journals.elsevier.com/toxicology
Di 115 riviste scientifiche nel campo della tossicologia, il giornale di tossicologia è classificato # alla posizione 18. http://www.scimagojr.com/journalrank.php?category=3005&page=1&total_size=115
Disegno dello studio
Gli animali erano topi femmina di 8 settimane (che sono completamente maturi). 
10 topi erano in ciascuno dei 4 gruppi (40 topi totali). Al adiuvante è stato somministrato in 3 dosi uguali, consegnato a 4 giorni e a 4 giorni di distanza. I 4 gruppi:
1) Gruppo di controllo. Ricevuto IM salino (iniezione intramuscolare). 
2) 200 mcg / Kg (ricevuti 3 X 66mcg / Kg IM)
3) 400 mcg / Kg (ricevuti 3 X 133mcgKg IM)
4) 800 mcg / Kg (ricevuti 3 X 266mcg / Kg IM)
180 giorni dopo la terza e ultima dose, gli animali sono stati sottoposti a test comportamentali e quindi sacrificati per l'analisi cerebrale. Gli animali avevano circa 8 mesi quando venivano sacrificati.
I bambini umani ricevono dosi basse o alte? 
Secondo il programma di vaccinazione degli Stati Uniti raccomandato dal CDC, i bambini sono invitati a ricevere i seguenti dosaggi di adiuvante di Al:
Nascita: 74 mcg / kg (250 mcg per 3,4 kg di lattante) (solo Hep B) 
2 mesi: 245 mcg / kg (1225 mcg per 5 kg di lattante) (Hep B, DTaP, HiB, pneumococco, poliomelite) 
4 mesi: 150 mcg / kg (975 mcg per 6,5 kg di lattante) (DTaP, HiB e pneumococco) 
6 mesi: 153 mcg / kg (1225 mcg per 8 kg di lattante) (Hep B, DTaP, HiB, pneumococco, poliomelite)
Poiché ciascun vaccino contenente Al non viene somministrato esattamente nella stessa posizione (tipicamente somministrato su diversi arti), ciascun vaccino può fornire una dose locale "bassa" che non forma un granuloma. È quindi probabile che i neonati umani ricevano adiuvante di alluminio in un modo che sia trasportabile dai siti di iniezione.

Quanto sono comuni i granulomi nei bambini che ricevono i vaccini? Fortunatamente, c'è una carta piuttosto buona su questo, e riporta un tasso dello 0,83%. Nello specifico, la carta afferma:
La dimostrazione di granulomi da vaccinazione a lunga durata da prurito in 38 su 4.558 bambini (0,83%) che hanno ricevuto vaccini adsorbiti durante il loro primo anno di vita ha confermato la nostra ipotesi che lo 0,10-1,0% dei bambini nello studio ne sarebbe afflitto. 
Certo, questo è allarmante perché suggerisce che in circa il 99% dei bambini l'adiuvante di Al non è confinato in un granuloma; può lasciare il sito di iniezione e viaggiare nel cervello.

Risultati dettagliati
Effetti comportamentali
Sono state osservate differenze significative nel comportamento nei test in campo aperto nel gruppo 200 mcg / Kg, ma non nei gruppi con alto dosaggio.
In un test sul campo aperto i topi vengono posizionati, individualmente, in un'area vuota delimitata da muri e lasciati esplorare. 
I movimenti dei topi sono monitorati dalla visione computerizzata, che misura la distanza percorsa e il tempo trascorso in diverse aree del campo (ad esempio nell'area centrale rispetto all'area periferica vicino alle pareti) e altre caratteristiche. 
I test in campo aperto sono ben noti e vengono utilizzati per rilevare la neurotossicità. 
Test di campo aperto sono stati usati nelle neuroscienze per decenni.

schema-degli-esperimenti-con-i-topi
Sopra: i topi nel gruppo 200 mcg / Kg (verde) hanno mostrato anomalie comportamentali significative nei test in campo aperto. Si sono mossi meno dei topi di controllo (grigio) e hanno trascorso più tempo nell'area centrale del campo. Questi cambiamenti indicano neurotossicità.
I dosaggi più alti non hanno avuto alcun effetto sul comportamento. La riduzione della forza di presa nel gruppo 200mcg / Kg era vicina alla significatività statistica. Le autistiche umane hanno anche anomalie nei movimenti e ridotta forza di presa. Da Crepeaux et al. 2017. 
Contenuto di alluminio del cervello
Il dosaggio di 200 mcg / kg ha causato un aumento di 50 volte del contenuto medio di alluminio nel cervello, 180 giorni dopo l'iniezione. L'alluminio persiste nel cervello a lungo termine. Il contenuto di Brain Al era 0,02 mcg / grammo di peso a secco nei controlli e 1,00 mcg / grammo di peso a secco nel gruppo 200 mcg / Kg. Gli alti dosaggi non hanno causato un aumento significativo del contenuto di Al di cervello. Ciò è coerente con i risultati dei test in campo aperto, che non sono stati influenzati dai dosaggi più elevati.

Sopra: il dosaggio di 200 mcg / Kg ha aumentato il contenuto di alluminio del cervello di 50 volte, da 0,02 mcg / grammo a 1,00 mcg / grammo di peso a secco. I dosaggi più alti non aumentavano i livelli di Al di cervello, presumibilmente perché l'adiuvante di Al era intrappolato nel granuloma. Queste misurazioni sono state eseguite 6 mesi dopo l'iniezione finale, indicando che l'Al persiste nel cervello a lungo termine. Livelli superiori a 2 mcg / grammo sono considerati dai ricercatori (ad esempio il dott. Chris Exley) di preoccupazione patologica. Le vittime del morbo di Alzheimer hanno spesso livelli di Al di 3-10 mcg / grammo di alluminio in alcune aree del cervello (la distribuzione dell'alluminio nel cervello non è uniforme). Da Crepeaux et al 2017. (Nota: ug = mcg = microgram). 
Attivazione microgliale (Infiammazione del cervello)
Il dosaggio di 200 mcg / Kg ha causato un aumento dell'attivazione della microglia nel cervello. 
Questa misurazione è stata eseguita anche 180 giorni dopo l'iniezione, quindi l'infiammazione del cervello sembra essere cronica e forse permanente. 
Questo è stato determinato misurando il numero di cellule che producono una proteina chiamata iba1, che è prodotta dalla microglia in uno stato attivato. 
Le microglia sono le cellule del sistema immunitario del cervello. 
Normalmente sono in uno stato di riposo. Uno stato "attivo" indica un'infiammazione che può essere causata da infezioni, tossine o lesioni tissutali. Le microglia attivate producono citochine.
L'aumento dell'attivazione microgliale dimostra inequivocabilmente che l'adiuvante di Al provoca infiammazione nel cervello. 
Le microglia sono in grado di produrre interleuchina-6 (IL-6) e interleuchina-17, citochine che causano comportamenti autistici negli animali. Tuttavia, né IL-6 né ILK-17 sono stati misurati in questo studio.
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Sopra: il dosaggio di 200 mcg / kg ha aumentato la densità della microglia attivata nel cervello, un segno di infiammazione. 
La presenza della proteina "iba1" indica che la microglia è attiva. 
Non è ancora noto quali citochine producono queste microglia attivate, ma le microglia sono in grado di produrre IL-6 e IL-17. 


Elevati IL-6 e IL-17 causano l'autismo. 
Queste misurazioni sono state eseguite circa 6 mesi dopo l'iniezione finale, il che suggerisce fortemente che l'attivazione della microglia è una condizione cronica, per tutta la vita. 
Da Crepeaux et al. 2017.
Le microglia sono sicuramente coinvolte nell'autismo, perché quando vengono attivate producono citochine e infiammazione nel cervello. 
L'autistica umana ha un'attivazione microgliale cronica in tutto il cervello. 
Un recente articolo di recensione (2015) sul tema degli stati di microglia e autismo:
... tutti i fattori che alterano il numero o lo stato di attivazione della microglia in utero o durante il primo periodo postnatale possono influenzare profondamente lo sviluppo neurale, con conseguenti disturbi dello sviluppo neurologico, incluso l'autismo. 
La citazione è tratta da questo articolo:  Ruolo della microglia nell'autismo: recenti progressi
La scoperta che l'adiuvante di alluminio induce l'attivazione microgliale cronica nel cervello, a dosaggi rilevanti per il vaccino, implica fortemente questo ingrediente del vaccino come causa di autismo.
Circa l'1,3% dell'Adiuvante viaggiato nel cervello. 
I ricercatori hanno fornito il peso approssimativo del cervello (al momento del sacrificio) e il peso corporeo (al momento dell'iniezione). 
Ciò consente un calcolo della percentuale di adiuvante di Al che ha viaggiato verso il cervello. 
Nello specifico, i pesi del cervello erano di circa 400 mg (0,4 grammi) e i topi pesavano circa 30 grammi all'iniezione. 
La concentrazione di Al misurata nel cervello era di 0,2 mcg / g di peso umido (pari a 1 mcg / g di peso secco). 
Da questi numeri, calcolo, per il dosaggio di 200 mcg / Kg, circa l'1,3% di Al iniettato viaggiato nel cervello. 
Ciò è allarmante perché suggerisce che il contenuto di alluminio nel cervello potrebbe aumentare nel tempo.
Conclusione:
questo studio fornisce una prova efficace del fatto che l'adiuvante di Al provoca lesioni cerebrali e infiammazione cerebrale. L'adiuvante di Al aumentava notevolmente il contenuto di alluminio nel cervello, provocava alterazioni comportamentali patologiche e provocava l'attivazione della microglia. 
Questi effetti avversi si sono verificati a dosaggi inferiori, ai dosaggi somministrati ai neonati umani secondo il programma di vaccinazione CDC.
I risultati contraddicono chiaramente la visione ortodossa secondo cui gli studi sull'ingestione di alluminio sono un valido metodo per stimare la tossicità adiuvante di Al, come ipotizzato da Mitkus et al. 2011. 
Il modello Mitkus della tossicità adiuvante di Al è decisamente sbagliato. Lo studio Mitkus è analizzato qui:  http://vaccinepapers.org/debunking-aluminum-adjuvant-part-2/
Il documento di Crepeaux conclude:
"... il confronto tra esposizione adiuvante del vaccino ad altre esposizioni dell'alluminio non rilevanti, ad esempio alluminio solubile e altre vie di esposizione, potrebbe non rappresentare approcci validi. Ad esempio, il tasso di ritenzione di alluminio osservato dopo iniezioni endovenose di citrato di alluminio solubile tracciabile (Priest, 2004) è stato utilizzato per impostare il rassicurante modello di ritenzione infantile di adiuvanti di alluminio (Mitkus et al., 2011). Il suo modello si basava sull'ipotesi che gli adiuvanti di alluminio siano solubilizzati dagli ioni citrato nel liquido interstiziale dei muscoli (Flarend et al., 1997), senza alcuna considerazione di rapido assorbimento cellulare adiuvante e diffusione sistemica a lungo termine di agglomerati adiuvanti (Khan et al. , 2013; Eidi et al., 2015). Nel contesto del massiccio sviluppo di strategie basate sui vaccini in tutto il mondo, questo studio potrebbe suggerire che la tossicocinetica e la sicurezza adiuvante dell'alluminio richiedono una rivalutazione . " (Enfasi aggiunta)
Infatti. È urgente una rivalutazione della sicurezza del coadiuvante in alluminio. 
Le affermazioni di sicurezza adiuvante sono basate su ipotesi false e non scientifiche, non sono supportate da alcun dato sperimentale con adiuvante di Al, e sono contraddette da questi nuovi risultati sperimentali.
L'adiuvante di alluminio è un ingrediente del vaccino pericoloso. 
Le prove mostrano chiaramente che può causare lesioni cerebrali ai dosaggi del vaccino.


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