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martedì 16 settembre 2025

Il coraggio della verità: l’assoluzione del dottor Ennio Cangiano e la rinascita di un medico libero

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L’assoluzione del dottor Ennio Cangiano e la rinascita di un medico libero


La Rinascita del Dottor Ennio Cangiano: dalla persecuzione all’assoluzione


di Roberto Cianchino (PhD)

Per anni il nome del dottor Ennio Cangiano è stato associato, in maniera ingiusta e pesante, a un’etichetta che oggi suona come un marchio d’infamia: “novax”. Una parola usata come arma, non per descrivere una reale posizione scientifica, ma per screditare, zittire e isolare chi, semplicemente, aveva scelto di mantenere fede al giuramento di Ippocrate: curare, ascoltare e non nuocere.

Le accuse e il fango mediatico

Il dottor Cangiano era finito nel mirino durante gli anni più bui dell’emergenza sanitaria. In un clima in cui chiunque mettesse in discussione protocolli rigidi e spesso inefficaci veniva subito bollato come eretico, il medico aveva avuto il coraggio di proporre cure domiciliari, di ascoltare i pazienti e di personalizzare i trattamenti.
Questo atteggiamento – che per secoli è stato la base stessa della medicina – gli costò care accuse: si parlò di “comportamenti pericolosi”, di “pratiche non conformi alle linee guida”, di “negazionismo”. In realtà, si trattava di nulla più che di una battaglia di coscienza, combattuta nell’interesse delle persone e non delle direttive ministeriali.

Il processo e la resistenza

Cangiano dovette affrontare indagini, sospetti, udienze, con la sua immagine pubblica distrutta e la dignità calpestata. Molti colleghi si allontanarono, timorosi di essere a loro volta coinvolti, e i media lo dipinsero come un pericolo pubblico.
Ma chi lo conosceva davvero, chi aveva ricevuto da lui cure attente e umane, non smise mai di difenderlo. Famiglie intere testimoniarono a suo favore, raccontando di come non fosse un “novax” ma semplicemente un medico vero, uno che non aveva mai abbandonato i suoi pazienti.

L’assoluzione e la verità ristabilita

Dopo anni di battaglie, finalmente la verità è emersa. Ennio Cangiano è stato assolto da tutte le accuse. Non un cavillo, non una scappatoia: la sentenza ha chiarito che aveva operato in scienza e coscienza, rispettando il suo dovere.
È la dimostrazione di come, col tempo, le menzogne non possano resistere di fronte ai fatti. Chi aveva provato a trasformarlo in un capro espiatorio, oggi si trova smentito.

La rinascita e l’esempio per tutti

L’assoluzione non è soltanto una vittoria personale, ma un simbolo di rinascita. Il dottor Cangiano esce da questa vicenda più forte, più consapevole e più rispettato che mai. La sua figura è ora un punto di riferimento per quei medici che vogliono ritornare alla vera essenza della professione: mettere al centro la salute del paziente, e non i protocolli calati dall’alto.

La sua storia dà coraggio a chi, in questi anni, si è sentito solo o perseguitato per aver difeso valori umani e scientifici. Dimostra che resistere, non piegarsi e continuare a fare il proprio lavoro con onestà può portare a un lieto fine.


👉 Il messaggio di Cangiano è chiaro: la medicina non può essere ingabbiata in etichette e slogan. La vera forza sta nell’ascolto, nella dedizione e nella coerenza. E oggi, la sua assoluzione diventa un faro di speranza per tutti coloro che hanno scelto la strada più difficile ma più vera: quella della coscienza.

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lunedì 15 settembre 2025

La rinascita di Stefano Puzzer: dal presidio portuale alla revoca del licenziamento

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La rinascita del grande Stefano Puzzer


C’era una volta una folle idea: che il diritto al lavoro potesse essere messo in discussione da un documento sanitario chiamato Green Pass. Da quell’idea nacque una protesta che scosse non solo il porto di Trieste, ma l’intera Italia. Al centro di tutto, un operaio, un sindacalista, e una voce fuori dal coro: Stefano Puzzer.



Di Salvatore Calleri NatMed

La sua vicenda è fatta di piazza, corde di resistenza, battaglie legali, assenze prolungate, accuse e un licenziamento che sembrava definitivo. Ma oggi, con una sentenza della Cassazione del settembre 2025, la vicenda cambia registro. Il licenziamento è stato annullato: Puzzer ottiene una rivincita storica. La sua voce torna a farsi sentire, e non solo come simbolo di una protesta, ma come testimonianza viva del diritto alla difesa, della libertà sindacale, e del coraggio personale.


Primo atto: la protesta di Trieste

Era ottobre 2021 quando Puzzer, leader del sindacato portuale CLPT, organizzò un presidio mobile a oltranza al Varco IV del porto di Trieste per opporsi all’obbligo del Green Pass nei luoghi di lavoro. (repubblica.it, corrieredelveneto.corriere.it)

La protesta si allargò in fretta, attirando simpatizzanti “No Green Pass” e No Vax, trasformando il Varco IV in un simbolo mediatico nazionale. Il 18 ottobre, lo sgombero con gli idranti segnò una delle giornate più forti del conflitto fra forze dell’ordine e manifestanti.

Puzzer dichiarò da subito che il Green Pass non era una misura sanitaria, ma un ricatto politico ed economico, una scelta imposta dall’alto che violava libertà e diritti fondamentali. Un atto che, per lui, meritava una risposta netta: non adeguarsi, anche a costo di perdere tutto. (corrieredelveneto.corriere.it


Secondo atto: l’assenza, il licenziamento, la battaglia legale

Puzzer fu sospeso dal lavoro nel porto: non aveva esibito il Green Pass, nonostante avesse dichiarato di essere risultato positivo al Covid, e aveva accumulato una lunga assenza ingiustificata. 

Il 16 aprile 2022, l’Agenzia per il lavoro portuale di Trieste decise il licenziamento. Per Puzzer fu una ferita profonda: non solo aveva perso il suo impiego e fonte di reddito, ma anche il legame con quello che lui definiva “una famiglia”, il porto. 

La battaglia giudiziaria fu immediata. Puzzer e i suoi legali sfidarono la decorrenza disciplinare, la proporzionalità delle sanzioni e il bilanciamento fra obblighi sanitari e diritti del lavoratore.


Terzo atto: la vittoria della Cassazione

La svolta arrivò nel settembre 2025, quando la Corte di Cassazione ha deciso di accogliere il ricorso di Puzzer, annullando la sentenza della Corte d’appello di Trieste e dichiarando illegittimo il suo licenziamento. 

Il licenziamento è stato giudicato sproporzionato rispetto alle motivazioni dell’assenza e della protesta. In particolare, la Cassazione ha considerato che, pur essendo l’assenza ingiustificata, non c’erano sufficienti motivi giuridici per giustificare la perdita definitiva del posto, soprattutto in un contesto di dissenso politico-sanitario così acceso.

Puzzer ha commentato: «Quando ho saputo la notizia stavo andando al lavoro… da oggi posso iniziare a gioire. Ringrazio la mia famiglia e le avvocate Mirta Samengo e Alessandra Devetag». (repubblica.it)

La palla ora passa alla Corte d’appello di Venezia, che entro tre mesi dovrà decidere se disporre il reintegro effettivo di Puzzer nel porto e valutare eventuali risarcimenti.


Quarto atto: la rinascita possibile e il simbolo politico

Puzzer non è più soltanto un nome, ma una bandiera. La sua vittoria non riguarda solo lui: è un segnale per tutti i lavoratori che si sono trovati in conflitto tra la propria coscienza, la propria libertà di scelta e l’obbligo imposto da un decreto. È anche un segnale sul piano politico: una rivendicazione di diritti collettivi, oltre le divisioni vaccino/sì e vaccino/no, una rottura dell’assunto che “emergenza sanitaria” possa giustificare la sospensione dei diritti del lavoro.

Puzzer stesso ha dichiarato che quella sentenza è un punto di partenza, non un punto d’arrivo: ora ci si deve battere perché «la dignità e la giustizia torni per tanti altri sospesi, sospettati, esclusi». 

Nel frattempo, Puzzer ha lavorato come aiuto cuoco e custode in campeggio a Muggia (Trieste), reinventandosi in attesa della sentenza definitiva. Ha dichiarato che il porto è stato “una famiglia” per lui, ma che non sa ancora se vorrà rientrare effettivamente “di servizio” o userà questa vittoria come leva politica per una nuova fase della sua attività. (repubblica.it


Epilogo

La vittoria giudiziaria di Stefano Puzzer segna un prima e un dopo. Dalla protesta al Varco IV del porto di Trieste alla sentenza della Cassazione, passa un racconto di resistenza, militanza, disobbedienza e diritti riaffermati.

Puzzer ha scelto un tempo difficile: ha messo in gioco lavoro, reputazione, stabilità. Ma oggi la strada torna a essere percorribile. La Corte ha riaperto le porte di un dialogo che sembrava chiuso.

Che si scelga di credere nelle sue idee o meno, resta un dato: la lotta di chi ha messo se stesso come ostacolo contro un obbligo imposto, oggi torna a essere un caso emblematico di reintegro e di riconquista del diritto al lavoro.

Un esempio per chi non si arrende, per chi lotta “da posizione di principio”, e un segnale chiaro che il diritto del lavoro può pesare più di qualunque decreto emergenziale.

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10 Fatti Sconvolgenti (e Veri) sui Vaccini che l'Industria Farmaceutica Nasconde

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10 Fatti Sconvolgenti (e Veri) sui Vaccini che l'Industria Farmaceutica Nasconde


Preparati a rimanere scioccato. Ecco 10 fatti sconvolgenti, ma verificabili, sui vaccini che il CDC e l'industria farmaceutica cercano di tenere nascosti.


Redazione Vivere in Modo Naturale


Fatto #1: Il Mercurio è Ancora Presente nei Vaccini

Il mercurio è ancora utilizzato nei vaccini, e persino il CDC lo ammette apertamente. Non esiste una quantità di mercurio, nemmeno in tracce, considerata sicura da iniettare nel corpo di un bambino. Qualsiasi medico che affermi il contrario sta ignorando dati scientifici comprovati. Il mercurio, uno degli elementi più neurotossici in natura, viene impiegato per convenienza del produttore, a discapito della sicurezza dei bambini.

Fatto Aggiuntivo: Non esiste una forma "sicura" di mercurio. Sia l'etil-mercurio che il metil-mercurio sono estremamente tossici per il sistema nervoso umano e non dovrebbero mai essere deliberatamente iniettati in un bambino.


Fatto #2: L'Iniezione Rende le Sostanze Molto Più Tossiche

Iniettare una sostanza nel corpo umano ne aumenta esponenzialmente la tossicità, poiché bypassa le difese naturali degli apparati digerente e respiratorio. L'iniezione di mercurio, a qualsiasi dose, dovrebbe essere considerata un atto criminale. La dottrina del vaccino ha trasformato l'antico precetto medico del "primo non nuocere" in un cinico "avvelenare i bambini per profitto".


Fatto #3: Virus del Cancro Nascosti nei Vaccini Contro la Polio

Per decenni, i vaccini contro la poliomielite, iniettati in decine di milioni di persone, contenevano in realtà virus del cancro nascosti (come SV40). Questo fatto è stato ammesso da un importante scienziato della Merck, Hilleman. Sebbene il CDC abbia rimosso queste informazioni dal suo sito web, si stima che fino a 98 milioni di americani siano stati esposti a questi virus cancerogeni tramite i vaccini. Per approfondire, visita sv40.org


Fatto #4: Risultati Falsificati per il Vaccino Contro la Parotite

Alcuni virologi di Merck hanno denunciato pubblicamente la falsificazione dei dati di laboratorio per gonfiare l'efficacia del vaccino contro la parotite fino al 95%. Questo era finalizzato a mantenere lucrosi contratti con il governo, nonostante la reale efficacia fosse molto inferiore.


Fatto #5: Le Epidemie Colpiscono i Bambini Già Vaccinati

Nella maggior parte delle recenti epidemie, come quella di pertosse, la maggior parte dei bambini colpiti era già stata vaccinata. Ciò dimostra che i vaccini non garantiscono l'immunità.


Fatto #6: Il Successo dei Vaccini È una Falsità

La narrazione del "successo" dei vaccini contro malattie come la poliomielite è una pura invenzione. Questo argomento è ampiamente trattato e smascherato nel libro "Dissolving Illusions" della Dott.ssa Suzanne Humphries. Puoi acquistarlo su MacroLibrarsi o visitare il sito web dell'autrice per visualizzare le prove: clicca qui.


Fatto #7: Nessuno Studio su Bambini Vaccinati vs. Non Vaccinati

L'industria dei vaccini si rifiuta di condurre studi scientifici che confrontino la salute dei bambini vaccinati con quella dei bambini non vaccinati. Tali studi dimostrerebbero che i bambini non vaccinati sono generalmente più sani, più intelligenti e meno soggetti a disturbi comportamentali, allergie e malattie autoimmuni. Basti pensare al fatto che tra gli Amish, che in gran parte evitano i vaccini, i tassi di autismo sono quasi inesistenti.


Fatto #8: La Corte Suprema dei Vaccini

La Corte Suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto che il "tribunale dei vaccini" segreto ha poteri superiori a quelli della Corte stessa. Questo organo opera al di fuori della Costituzione e dei diritti umani fondamentali e dovrebbe essere abolito.


Fatto #9: I Media Sono Controllati dalle Case Farmaceutiche

I media mainstream ottengono ingenti profitti pubblicitari dalle stesse aziende che producono vaccini. Questa dipendenza finanziaria li porta a ignorare o a sminuire le storie di bambini danneggiati dai vaccini. Per questo motivo, i media presentano spesso figure che definiscono i danni da vaccino come "semplici illusioni" dei genitori, agendo come "apologeti dei vaccini" e contribuendo a un vero e proprio "olocausto medico" contro l'umanità.


Fatto #10: Additivi Neurotossici nei Vaccini

Il CDC ammette apertamente che i vaccini contengono additivi noti per essere potenti sostanze neurotossiche, tra cui:

Non esiste un medico o scienziato razionale che possa sostenere che iniettare queste sostanze nei bambini sia sicuro, eppure i medici lo fanno quotidianamente. Il Dott. Tim O'Shea ha scritto un libro intitolato "La vaccinazione non è immunizzazione". Puoi visitare il suo profilo Facebook qui: clicca per andare al profilo Facebook.

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